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Jareya, la scuola e il campo

 

Vi abbiamo raccontato di come si costruisce un campo, quali sono le sue basi e la sua progressiva realizzazione. Vi abbiamo raccontato poi di quali sono le prime impressioni che è possibile avere quando si giunge in terra straniera.
Abbiamo scritto infine di un incontro avuto con persone del luogo e di come questo possa condurre a creare rete e relazioni.

Scriviamo ora di come è vissuto un campo, quali sono le attività che vengono fatte e quali sono le risposte e le speranze che si cercano in quelle 2/3 settimane nelle quali può cambiare il modo di pensare e di vedere le cose da parte di una persona.

IMG_3750I campi di volontariato possono essere di conoscenza di un luogo, di una data situazione oppure essere incentrati su un’attività concreta, da realizzare insieme e a favore di quei soggetti che sono supportati dall’associazione con la quale si parte.

Il campo promosso e realizzato da Jarom Onlus si svolge all’interno della scuola di Jareya.
Al suo interno sono presenti 15 classi, dall’asilo alla classe VIII.
Le attività che si è deciso di svolgere sono state di affiancamento alle classi durante il periodo scolastico attraverso l’organizzazione di laboratori di cucina e di pittura oltre ad altre attività di gioco organizzato.
La pittura, intesa come arte, e il cibo, inteso come scambio culturale, possono infatti rappresentare importanti strumenti nel percorso di crescita di un bambino.
L’obiettivo, dopo un percorso di conoscenza della storia degli Adivasi da parte dei partecipanti al campo, è valorizzare la struttura di Jareya inserendola all’interno del contesto circostante e delle tradizioni del luogo attraverso il disegno.
Il laboratorio di pittura è stato realizzato dipingendo sul muro esterno della scuola soggetti derivanti dall’incontro tra i disegni fatti fare ai bambini e la visita di alcuni villaggi circostanti. Il disegno murale delle case è infatti elemento fondamentale nella storia delle popolazioni tribali Adivasi.IMG_3600
Il laboratorio di cucina si è proposto invece di effettuare uno scambio culinario e culturale tra Italia e Jarkhand attraverso la realizzazione di prodotti tipici di rispettivi stati.

Le emozioni, le sensazioni, e con esse le difficoltà, dell’approccio iniziale o la “goffaggine” nel preparare l’impasto di un prodotto sono stati “colori” e “sfumature” necessarie nel percorso di avvicinamento in un primo momento dell’India e successivamente dei bambini e di quel passato e storia che custodiscono dentro di sé.

Concludiamo questo articolo non con ulteriori parole o con descrizioni di momenti ma con alcune immagini significative di quelle che sono le attività che si stanno svolgendo qui a Jareya.

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